Sabatina Napolitano

I write as a writer I feel as a poet. I think like a scientist, and I do philosophy like a Christian. In live on art, my greatest passion. Scrivo da scrittrice, sento da poeta. Ragiono da scienziato, e faccio filosofia da cristiana. Vivo d'arte, la mia più grande passione.


Prima parte del nostro viaggio a Parigi

Eravamo a Parigi da una settimana circa, avevamo giusto avuto il tempo di pranzare due volte fuori, camminare lungo la Senna, passare per Montmartre. Anche stavolta voleva che l’accompagnassi al negozio di Elie Saab. Siamo stati alla BnF, e ne è uscita cresciuta, come se l’avesse vista dall’estero eppure mi sembrava una francese. Fortunatamente non aveva tanti problemi con la lingua e si sentiva meglio che in Italia. Prendeva ogni viaggio come una missione, per me era godibile parlarle poco e vederla dimenarsi nel cercare su internet e guadare la cartina, mi piaceva dopotutto vederla girare nei quartieri come se fossero nuovi anche per me, me la facevano vedere nuova e me ne innamoravo sinceramente ogni momento in modo diverso. Era stata una buona idea portarla a Parigi con me, forse l’idea migliore che abbia avuto fino ad ora. Ma era un periodo buono per noi, dopo l’uscita del romanzo l’abitudine era la promessa di trovare energie solo in noi due. Aveva finalmente compreso che per andare avanti era necessario pensare solo a sé stessa, nel continuare a formarsi, era troppo carica di speranze all’inizio che la conobbi, era troppo agitata da una gioventù ancora, non che la volessi vecchia ma riconoscere in lei la mia disillusione che si trasformava mi regalava un senso di pace. 

Non credevo che Parigi potesse essere un luogo tanto fecondo per lei, ma quello che più mi rimaneva dentro erano gli occhi di quando si svegliava la mattina abbracciata a me. Passammo quei giorni isolati da tutti, e da tutto. Lei decise e mi promise di non guardare nessuna altra donna sui social, come già faceva da tempo ma stavolta aveva allargato la decisione anche per quelle che non aveva ancora bloccato. Godevo nel vederla arrabbiarsi gelosa per me, mi eccitava la sua gelosia perché era vera. L’avevo scelta dopotutto non per la poesia, o per il corpo, anzi forse sarò sincero che in parte oltre l’anima l’avevo scelta per il corpo perché la volevo. La volevo toccare e la volevo possedere. Mi ero deciso che doveva essere così. Non c’era altro rimedio per me.

Gli occhi con cui mi guardava le mattine erano luminosi, più del solito, pieni di una apertura che non faceva che accrescere il mio desiderio e la mia serenità. Musei, teatri, cinema e biblioteche, avrei voluto che possedesse tutto. Condividere con lei era un valore aggiunto, ma ascoltandomi meglio mi resi conto nei suoi silenzi, -di quando restava in bagno per lavarsi o quando si allontanava per un tempo, seppure breve, da me- che vivere con lei Parigi non era come specchiarmi in una copia di me che vive insieme a lei, ma era affascinante come seguire la creazione. Lei creava meravigliosamente in ogni scoperta e io mi meravigliavo di quando ero capace di ringiovanire tutto, di riempirmi d’eros e di essere più affascinante per lei, prima che per me. Mi sentivo un uomo completato a cui era stata stabilita come una giustizia.

Anche se restava aperta e curiosa tutto il giorno, la sera dopo le sei era distrutta, si sentiva stanca. Riuscivo a percepire che la magia restava ma lei cambiava colore del viso, i capelli le si ammorbidivano e parlava molto più lentamente sorridendomi di più. Parigi era una città destinata ad accoglierla, e ad ogni luogo ero sempre più convinto a suggerirmi le sue magie, a saggiarle, divertendomi da innamorato. 

Capitò che al ritorno da una seconda visita al Pompidou ci abbandonammo al letto, lei profumava di bagnoschiuma e si era passata l’olio per le gambe, mi stava di fianco in attesa di farsi toccare. Avevo un desiderio ardente di possederla. A volte non mi sento così travolto dal desiderio e la immagino nuda sul tavolo, completamente nuda, solo con addosso gli autoreggenti neri, e così completamente nuda mi immagino passarle le dita nel sesso e poi in tutto il corpo. A volte ho voglia di trasgredire solo perché non sento, ecco, questa ondata di calore e desiderio che mi pervade, irrefrenabile a cui non riesco a sottrarmi. Quel pomeriggio era uno di quei momenti in cui il desiderio vince su tutto il resto a cui sono tenuto per sopravvivere. Ma ora che era di fianco a me non volevo trasgredire, non ne avevo l’istinto, volevo piuttosto respirare Parigi in lei, respirarla. Allora fui io, a sedurla. 

Pensai prima di tutto a quanto si poteva godere nel metterla in ginocchio di spalle, a quanto finalmente avrei potuto amarla. Toccarla. Non so che demone mi prese, ma mi sentivo come posseduto. Avevo la camicia aperta sul petto e i jeans così mentre lei leggeva un libro in francese con la camicetta aperta e la gonna bianca morbida all’altezza delle ginocchia, non resistetti più, posai il libro che stavo leggendo (facendo finta di leggere) e mi misi su di lei. Dolcissimo. Anche se non desideravo dirlo.

Mi misi con la testa su di lei per sentirle il cuore, così cominciò ad accarezzarmi e ad amarmi, sensuale e materna. Ma non mi bastava volevo sedurla, perché al museo mi ero reso conto che diversi uomini l’avevano guardata allora cominciai ad essere per metà erotico e metà bambino. Ero posseduto volevo possederla.

Allora lei comincio a passarmi delicatamente le mani lungo la schiena, da sotto la camicia e mi toccava lentamente le labbra, piano piano con estrema delicatezza. Le presi la testa per una mano e stetti per un po’ appoggiato al gomito, guardandola e accarezzandola. Poi la baciavo sul collo, lentamente come se stessi mangiando un piatto prelibato. 

Lei iniziò a mettermi le dita nei capelli, ansimando. Mi tolse gli occhiali. Continuavo a baciarla. Non so cosa mi prese ma mi sentivo posseduto l’avrei baciata per tutto il pomeriggio anche senza toccarla. Ma siccome era mia la toccavo, decisi di sbottonarle la camicetta, e di continuare a baciarla. Ogni tanto mi abbracciava, mi sorrideva, mi toccava. Aveva aperto le gambe ma era ancora vestita anche io ero vestito ma non era troppo caldo né troppo freddo desideravo toccarla. Bene. Intera. Allora le tolsi la gonna, lei credo si fosse già bagnata quindi era felice di spogliarsi. Aveva gli autoreggenti chiari stavolta, e il perizoma morbido bianco di merletto. Le spostai con le dita il perizoma e controllai se si fosse bagnata, e lo era molto. Volevo continuare a baciarla ma anche lei si sentiva posseduta, avrei conservato un po’ di quella voglia per le altre volte. 

Ero ancora sopra di lei, e godevo di poterla guardare e accarezzare, era come poter leggere un buon libro, era morbidissima. Una leggera brezza muoveva gli abiti appesi alla porta e faceva tintinnare le mie cinture. Ma non volevo che nulla mi distraesse dal baciarla. Le mettevo la lingua in bocca, morbido ed erotico, girando piano da un lato, poi dall’altro. Poi l’accarezzavo. Alla fine mi sbottonò la cintura e mi mise le mani nei pantaloni. Dove ero per metà eccitato e per una metà non ancora. 

Sapevo che lei avrebbe voluto prenderlo in bocca ma mi sentivo elegante, volevo restare con il cazzo contro il suo corpo e sentire come si faceva duro, respirandola. Godevo senza penetrazione e volevo tentare di analizzare quello che mi investiva. Ero posseduto ma potevo spingere il mio cazzo contro di lei. Sentire la sua pelle toccarmi la punta del cazzo piano piano. Lei si bagnò dì saliva e cominciò ad andare su e giù perché aveva voglia, una voglia matta ma preferivo gustare i baci anche se la facevano impazzire. 

Cominciò a toccarmi il cazzo e a masturbarmi con estrema delicatezza, ma le stavo col viso sopra, mentre ancora avevo il desiderio di baciarla. Ero posseduto. Ora mi sentivo pronto a penetrarla e a volerla, quindi spostai il perizoma, lei aprì bene le gambe e iniziai a spingere, piano, lentamente ma con una passione altissima. 

Entrare e uscire era bellissimo, meglio di mangiare. Molto meglio. Allora mi veniva la voglia di spingere un poco di più mentre lei strisciava le dita intorno la schiena. Mi amava tantissimo riuscivo a percepirla chiaramente e le ero grato del fatto che riuscisse ad amarmi così, mi sentivo fortunato. 

Non ero ancora pronto ad avere dei figli ma volevo venirle dentro, infatti non chiedevo. Sentivo i liquidi piano raggiungermi il membro. E volevo venire, so che lei desiderava questo. Perché era un momento nobile ed elegante lei voleva il mio seme. Volevamo dei figli, lei lo voleva, a me non sarebbe costato nulla più del dovuto allevare un bambino. Ma non sapevamo quando sarebbero venuti. Facevamo spesso l’amore, venivo sempre dentro, non mi sono mai posto il problema della gravidanza eppure quella volta sentii qualcosa di strano in me, come un istinto maggiore, un impulso magico. Forse volevo un figlio, stavo impazzendo nel dirmelo, non ne sono sicuro. Le avevo già dato dei romanzi, darmi un figlio era principalmente fare qualcosa per me, come tenere un cucciolo di uomo mio, sulla mia pancia, sapendo di potergli dare tutto di me. Lei sarebbe rimasta porca e attraente per tutta la mia vita, avrei potuto possederla anche bendata sul tavolo per le volte che non ero posseduto dal desiderio, ma un figlio mio, un bambino, era un qualcosa di più alto. Ora non ci pensavo ancora veramente ma cercavo un amico. Lei era troppo bella e mi arrapava ancora così tanto che dovevo cercarmi delle scuse per non desiderare di penetrarla ogni giorno, avere un bambino che mi tenesse compagnia me l’avrebbe fatta penetrare in modo diverso, l’avrebbe resa anche agli occhi degli altri diversa, volevo un figlio. Questi pensieri mi invadevano la mente mentre la penetravo ed ero completamente vinto dal desiderio. Lei pure era arrossata, i seni turgidi, ansimava, volevo venire. Lei mi disse vieni amore, vieni. E io venni. Fu talmente bello che provo l’acquolina in bocca e la desidero.

Mi staccai. Continuai a baciarla e mi riaddormentai con la testa sui suoi seni mentre lei mi accarezzava pungendomi col suo profumo fresco. 

Sabatina Napolitano

Betty Tompkins
Fuck Painting (Photographie d’origine)
1969
Centre Pompidou



Una replica a “Prima parte del nostro viaggio a Parigi”

  1. Molto efficace l’eros raccontato da un personaggio maschile animato da una penna femminile. L’effetto è un corto circuito che proietta il lettore in quella stanza. Potenza della poesia. Spero ci sarà una seconda parte di questo viaggio

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About Me

Sabatina Napolitano was born in La Maddalena (SS) on May 14, 1989. She lives in Asciano, in the Sienese Crete. She has published eight books of poetry, a novel and several reviews and essays. His texts have been published on Indian Nation, Poetry and Spirit, Neobar, Asphalt Bible, Poetry of our time, Gradiva, etc. Some stories about Quaerere, Incendario, Sguardindiretti. Origami is his first novel published Campanotto, 2021. She reviews, collaborates and interviews authors of poetry, fiction and non-fiction and is a scholar of Nabokov’s work. She edits, corrects, teaches, interviews, reviews, writes. Passionate about art she writes articles, communiqués, essays on ancient and contemporary art.

Sabatina Napolitano è una poetessa, scrittrice, articolista, freelance, critica, appassionata d’arte, studiosa dell’opera di Nabokov. Nasce a La Maddalena, il 14 maggio 1989. Vive ad Asciano, nelle Crete Senesi. Ha cominciato a scrivere poesie da bambina, e durante l’adolescenza scriveva su un blog su splinder. La sua prima raccolta poetica è del 2010. Ha pubblicato otto libri di poesia, e un romanzo. Nel 2019 comincia la sua attività critica con le recensioni. Collabora tra le tante testate con Ultima Voce, Fermata Spettacolo, Microbiologia Italia, About Art rivista. Sue poesie sono apparse su Nazione Indiana, Lpels, Gradiva, Poesiadelnostrotempo, Poetarum Silva, Bibbia d’asfalto, Neobar, Transiti poetici A dicembre 2021 pubblica il suo primo romanzo dal titolo Origami.

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